Allegro ma non troppo …

la copertina del libro Il Rinascimento non è il frutto di chissà quale motore intellettuale. Semplicemente i fiorentini, fino a quel periodo dediti al commercio ed all’attività di banchieri, si trovarono improvvisamente nelle condizioni di non poter più far fruttare dette attività. Infatti i crediti da esigere erano principalmente sotto forma di interessi da riscuotere verso Inghilterra e Francia, ma essendosi tali due nazioni spolpate di ogni liquidità nella famosa Guerra dei Cent’anni (che in realtà furono 116) entrambe dichiararono bancarotta e che non avrebbero pagato i loro debiti. E’ la stessa guerra che ha messo in ginocchio i fiorentini anche sul ramo del commercio. La loro abilità era infatti nella lavorazione della lana, ma essendo che anch’essa proveniva dall’isola britannica e specificatamente dalle pecore inglesi, ecco che il patatrac è fatto.
Il bisogno aguzza l’ingegno ed esorta alla flessibilità, e così data la grande disponibilità di marmo in terra toscana, ecco che comincia il Rinascimento… Procedendo per paradossi e forzature come quella appena descritta, il primo dei due brevissimi saggi del libro di Cipolla, “Il ruolo delle spezie nello sviluppo economico del Medioevo”, arriverà ad individuare nel pepe il motore principale che ha portato la Storia dalla caduta dell’impero romano d’Occidente fin fuori dagli anni bui del Medioevo. Niente di più  che un “divertissement”, come del resto si specifica nella prefazione del libro, con qualche leggerissima sfumatura anticlericale. Tale deve essere interpretato anche dal lettore per poterlo trovare un piacere e non disgustoso.
Personalmente ho sorriso e sfogliato pagine con piacere, richiamando anche qualche passaggio storico, operazione che male non fa. Il prologo di tutto il libro, dello stesso Cipolla, mette in guardia sulla differenza tra umorismo (ridere con gli altri, operazione brillante e virtuosa) ed ironia (ridere sugli altri, operazione quindi che può ingenerare tensioni). In questo primo racconto in verità ho però rilevato alcuni passaggi più tendenti al sarcasmo che non all’umorismo (ma non sempre la differenza è così marcata: a volte anzi è talmente sottile che in fondo, in mancanza di spiegazione dell’autore, è la sensibilità del lettore a decidere in quale delle due classi può essere catalogata).
Le leggi fondamentali della stupidità umana” non merita invece di essere banalizzato in alcuna recensione: merita solo di essere letto. Leggero e profondo insieme, scientifico ed irrazionale, diventa epico quando trasforma graficamente e traspone in metodo scientifico la dimostrazione della regola aurea o terza legge fondamentale della stupidità umana: “Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un'altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita”. I corollari e le ultime due leggi che ne discendono sono impagabili e sfido chiunque a confutarle. Carlo Maria Cipolla è un mio concittadino (era, è mancato nel 2000), ed ha insegnato anche nell’Università degli Studi di Pavia. Storico economista celebre internazionalmente, ha scritto numerosi libri, su uno dei quali (Storia Economica dell’Europa Pre-Industriale) ho piacevolmente preparato una parte dell’esame di Storia Economica sostenuto illo tempore…

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Mason Merton

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