Il Nuovo Mondo

Quando si pensa alla scoperta dell’America viene spontaneo il riferimento al grande Ammiraglio genovese Cristoforo Colombo. In realtà, almeno altri otto illustri italiani (scienziati, navigatori, cronisti) hanno avuto un ruolo importante in questa stupenda epopea: da Toscanelli, che teorizzò l’arrivo alle Indie seguendo la rotta marittima occidentale, a Vespucci, a Michele Da Cuneo, amico e compagno di viaggio di Colombo, a Giovanni da Verrazzano, che esplorò le coste dell’America settentrionale, ad Antonio Pigafetta, che fece il primo giro del mondo con la flotta di Magellano, a Giovanni e Sebastiano Caboto, a Girolamo Benzoni, che girovagò per oltre vent’anni su e giù per l’America centromeridionale e nel Mar dei Caraibi. E, per nostra fortuna, tutti bravi scrittori, capaci di lasciare pagine uniche e indimenticabili in cui vengono descritte, con apprezzabile realismo, le sensazioni, le emozioni, le impressioni che l'incontro con il Nuovo Mondo aveva suscitato in loro. Questo volume ne raccoglie le testimonianze in ordine cronologico, abbracciando un periodo che va dagli ultimi decenni del XV secolo alla prima metà del XVI. Riscritti in un italiano moderno, i loro racconti consentono di comprendere, a cinquecento anni di distanza, ciò che, nei fatti, è stato l'incontro di due grandi civiltà tra loro profondamente diverse e di rivivere, in maniera diretta e immediata, un grande momento storico. Conosceremo così i Magnifici Nove in un libro bellissimo che ne ripercorre accuratamente le imprese con tantissime illustrazioni e foto di antichi manoscritti e mappe e strumenti vari atti alla navigazione e alla misurazione oltre a documenti autografi e lettere del "Grande Ammiraglio del Mare Oceano" colui che sfidò le convenzioni e del quale leggiamo questo breve estratto: la lettera rarissima riguardante il suo quarto e ultimo viaggio transatlantico:

Giamaica, 7 luglio 1503
Serenissimi, eccellentissimi e potentissimi Principi, Re e Regina, Nostri Signori, da Cadice raggiunsi le Canarie in quattro giorni e in 16 giorni compii la traversata dalle Canarie alle Indie. Da lì feci sapere per iscritto alle Nostre Maestà che intendevo affrettare il viaggio - avendo le navi, l’equipaggio e i viveri in buone condizioni - e che riprendevo la navigazione dirigendomi verso l’isola di Giamaica. Queste cose le scrissi nell’isola di Dominica perché fino a quel momento avevo avuto tempo eccellente. Ma la notte che vi approdai si scatenò contro di noi una grossa tempesta e da allora il maltempo mi ha sempre perseguitato. Una volta giunto a Hispaniola mandai un plico di lettere e chiesi se per cortesia mi potessero fornire - a mie spese - una nave, dato che una delle mie navi (la Santiago de Palos) non era più in condizioni di navigare e non riusciva più a reggere le vele. Le lettere le presero e le Vostre Maestà sapranno se sono state consegnate. La risposta alla mia richiesta fu di ordinarmi, in base a istruzioni ricevute dalle Vostre Maestà, di non approdare e di non sbarcare. Alla gente che era con me sulle navi venne meno l’animo: temevano che io li portassi molto lontano e si lamentavano dicendo che se fossimo stati in pericolo lì nell’isola non avremmo certo trovato soccorso. Ci avrebbero, anzi, fatto del male. C’era qualcuno che spargeva addirittura la voce che le terre da me scoperte, durante il viaggio, sarebbero state poste sotto la giurisdizione del Commendatore (Nicolàs de Ovando). La tempesta fu terribile e quella notte le mie navi andarono disperse: il vento le spinse di qua e di là, allontanandole una dall’altra, e privandole di ogni speranza tranne quella della morte. Chi stava su una nave era sicuro che le altre fossero naufragate. Quale essere vivente - Giobbe compreso - non sarebbe morto in preda alla disperazione vedendo che sebbene ci fosse in gioco la mia salvezza e quella di mio figlio, di mio fratello e dei miei amici, mi si vietava, in tali circostanze, l’approdo alla isola e ai porti che io, sudando sangue, per volontà di Dio, avevo acquisito per la Spagna? .... segue

la lettera è molto lunga e drammatica, con ammutinamenti e impiccagioni ordinate dallo stesso Colombo. Credo che il libro piacerà molto agli amici del blog, specie a quelli che amano i romanzi tratti da fatti storici dei Wu Ming. A portata di mano nella libreria per le ripetute e doverose consultazioni.

Il profilo dell'autore nei risvolti di copertina per i tipi di Giorgio Mondadori:
Pino Cimò - nato a San Giovanni Gemini (AG) nel 1938, laureato in Lettere moderne all’Università di Palermo e in Filosofia all’Università Gregoriana di Roma, sposato e padre di 4 figli, da molti anni residente a Roma - in oltre vent’anni di attività giornalistica ha percorso in lungo e in largo il continente americano per giornali e periodici (ll Messaggero, Tempo Illustrato, Il Manifesto, Panorama, Epoca, Storia illustrata, Millelibri, Geodes, Atlante e Airone). Ha vissuto sei anni a New York seguendo da vicino i tumultuosi ed elettrizzanti avvenimenti che scossero gli Stati Uniti tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta e tre anni a Buenos Aires in coincidenza con uno dei più turbolenti periodi della storia dell’America Latina. Con questo volume Pino Cimò riprende la riflessione storico-critica sulle Americhe iniziata con la sua partecipazione al volume "Giovani Nuova Frontiera"’ edito dalla Sei nel 1969. La rilettura dei testi dei grandi navigatori italiani del XV e del XVI secolo permette all’autore di gettare uno sguardo sul Continente Nuovo scoprendone e ammirandone l’aspetto genuino e ancora intatto in cui apparve a Colombo e ai suoi emuli.

Commenti

  1. Lo cercherò e lo leggerò.
    Grazie della segnalazione Ranger.

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  2. per la verità a questi "magnifici nove" mancano stranamente e colpevolmente i due antesignani della navigazione ed esplorazione marittima che rispondono al nome:
    Alvise cà da Mosto venexian che ha
    al suo attivo le Isole di capoVerde e addirittura il fiume Gambia in africa centrale
    Antoniotto Usodimare genovese anche lui al servizio del Portogallo

    pazienza (cit.)

    RispondiElimina

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