Niente, più niente al mondo. di M.Carlotto

Devo mettere a posto la spesa.
Tra poco arriveranno e non voglio che trovino la casa in disordine. Ne troveranno solo nella sua camera ma lì niente più niente al mondo potrà mettere ordine. Niente più niente al mondo servirà a mettere a posto le cose. Sono stanca, la fermata dell’autobus è lontana dal Supermegafantadiscount e mi sono dovuta fare una bella camminata con le borse piene dopo una mattina di lavoro. Ma ne valeva la pena:
Polpa di pomodoro, barattolo da 400 gr.0,24
Mozzarella bocconcino, 100 gr., 0,39
Detersivo Marsiglia, bucato a mano, 1euro e 15.
Dentifricio al fluoro, 0,42
Caffè 4 pacchi da 250 gr., 3 euro e 39
Olio Extravergine, 1 litro, 2 euro e 75
Pesto alla genovese, 0,66
Il vermouth invece l’ho preso qui alla bottiglieria sotto casa. È l’unica cosa su cui non risparmio.
Mi piace di marca. E poi Torino è la capitale del vermouth, è roba nostra. Se mi sbrigo farò in tempo anche a berne un goccio. Anzi me lo faccio subito, non ho comprato surgelati oggi, che si rovinano se non li metti subito nel freezer.
Quelli li prendo da Comprabenissimo, due volte al mese ci sono le grandi offerte di sofficini e bastoncini di pesce che piacciono tanto alla bambina. Mi devo anche cambiare.
Niente più niente al mondo riuscirà a togliere le macchie da questo vestito. Poco male, l’avevo comprato dai cinesi – 12 euro e 90 – un affare.
L’ultimo vestito che mi sono fatta fare da una sarta è stato per il matrimonio di mia nipote. C’era ancora la lira.
.
Massimo Carlotto
© 2004 edizioni e/o Roma.


Il sottotitolo di questa opera di Massimo Carlotto è "Monologo per un delitto".
Poco più di sessanta pagine, in cui va in scena il dramma della frustrazione, dell'ossessione, della vita in gabbia. Gabbia costruita dal tirare a campare, nei palazzi costruiti a Torino nel periodo del benessere che col tempo si sono trasformati in celle di malessere. Come la protagonista che piano piano sta bruciando e spegnendosi come una sigaretta lasciata sola nel posacenere. Tutti i sogni sono svaniti, le rimane solo cantichiare "Il cielo in una stanza" , che fu la colonna sonora del suo matrimonio, e vivere proiettandosi nella TV, nei reality e sperare che la propria figlia ne possa far parte, in modo da salvarsi e salvarli. Ma non sarà così, alla bambina quel mondo non interessa, non gli piace Costantino, non gli interessa farsi sposare da un ricco imprenditore, anzi s'innamora di un tunisino clandestino, ed in più odia l'ignoranza della madre ed ama invece l'apatia del padre. Ed allora non rimane che il delitto, si diventa famosi anche con quello. Sarà così anche stavolta?
Colonna sonora di questo libro potrebbe essere oltre alla canzone di Gino Paoli, anche "Dio è morto" di Guccini.




Commenti

  1. nel gattopardo lo slogan se così si può dire a un certo punto era:
    "statte buo' .. maccarunne e belle quagliune!!"
    in questo libro credo potrebbe andare bene ...
    "pastarelle e vermùt!!"
    in fondo la vita è spesa in gran parte alla ricerca del benessere personale come unica aspettativa
    della gran parte degli individui
    ... ma c'è dell'altro
    difficile da perseguire e oltremodo scomodo ma di gran lunga più nobile
    e necessario, fondamentale ed
    evangelico:
    il bene comune
    quello che la protagonista (stando all'incipit, non ho letto il libro)
    perde di vista come tante misere
    esistenze come lei e prima di lei
    passate da questo mondo senza lasciare traccia utile

    RispondiElimina
  2. Lo sgomento che lascia il libro è che non vedi via d'uscita, non solo per lei, ma per un'intera fetta della popolazione precaria, sotto ogni aspetto, compreso quello spirituale. Dai racconti dei miei genitori e dei miei nonni, la vita con loro non è stata ricca (materialmente) ma sapevano godere della vita, ma vivevano dove la vita è un ciclo, in campagna. Rinchiuso in un palazzo anonimo credo che ci si senta in gabbia e senza via di scampo. Toccante il passo in cui racconta gli svaghi del fine settimana: lo struscio in centro ed entrare nei negozi da sposa facendo credere che la figlia si deva sposare o il trasporto in pulman verso tendoni industriali dove ballare del liscio decadente ... dove nessuno al ritorno aveva voglia di parlare ... alienante

    RispondiElimina

Posta un commento

i vostri commenti sono molto apprezzati

Post popolari in questo blog

Telesorelle

Da "Le Voci del Bosco" di Mauro Corona

Stammi felice

Color Tex N.12

Il Grande Blek – raccolta n. 100