Altai. di Wu Ming

Venezia, Anno Domini 1569. Un boato scuote la notte, il cielo è rosso e grava sulla laguna: è l’Arsenale che va a fuoco, si apre la caccia al colpevole. Un agente della Serenissima fugge verso oriente, smarrito, «l’anima rigirata come un paio di brache».Costantinopoli sarà l’approdo. Sulla vetta della potenza ottomana conoscerà Giuseppe Nasi, nemico e spauracchio d’Europa, potente giudeo che dal Bosforo lancia una sfida al mondo e a due millenni di oppressione.Intanto, ai confini dell’impero, un altro uomo si mette in viaggio, per l’ultimo appuntamento con la Storia. Porta al collo una moneta, ricordo del Regno dei Folli.Echi di rivolte, intrighi, scontri di civiltà. Nuove macchine scatenano forze inattese, incalzano il tempo e lo fanno sbandare.Nicosia, Famagosta, Lepanto: uomini e navi corrono verso lo scontro finale. Wu Ming, il collettivo di scrittori che al suo esordio si firmò «Luther Blissett», torna nel mondo del suo primo romanzo.


Molti credono che il Signore disperse le lingue degli uomini per punirli, ma è l’esatto contrario.Egli vide che l’uniformità li rendeva superbi, dediti a imprese tanto eccessive quanto inutili. Allora si rese conto che l’umanità aveva bisogno di un correttivo e ci fece dono delle differenze.Cosí i muratori, di costumi e fedi diversi, devono trovare un modus vivendi che consenta di portarea termine l’edificio.– Tu hai mai avuto un sogno, Manuel?La risposta uscí come un singulto.– Sí, non essere giudeo. Fu mio padre ad avverarlo.– Ti capisco piú di quanto non immagini. Perché rimanere deboli quando si può diventare forti?Ma io non mi accontento di trasformare me stesso. Voglio trasformare un popolo. Da debole a forte. Da diviso a unito. Da ospite mal sopportato a padrone del proprio destino. Da fuggiasco a protettore di chi fugge. Sono millecinquecento anni che scappiamo. È giunto il momento di fermarci.
.

Di questo romanzo mi ha incuriosito molto il confronto tra due città cosi simili e così diverse come Venezia ed Istanbul; ed allo stesso tempo la storia di un popolo, quello ebraico, che mi ha sempre affascinato e che volenti o dolenti fa parte della nostra storia e cultura.
Il ritmo narrativo è incalzante come in un noir, ma allo stesso tempo compassato come in un saggio e nozionistico come un testo di storia.
La figura del protagonista è al quanto accattivante ed intrigante, ma non da meno quelle dei personaggi che via via compaiono e scompaiono nel susseguirsi degli eventi che il libro ci racconta.
Per alcuni questo  lavoro di Wu Ming è un romanzo di formazione; per me, invece, è stato un romanzo di riflessione.
Buona lettura.

Commenti

  1. dopo Fanny questo è quello che ci voleva per dare una scossa al blog,
    una sferzata di energia che solo
    un racconto immerso nel tempo può
    dare

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  2. prepariamo il campo per l'invasione di pellerossa, eretici e pantegane ... si ringrazie il Minkia Club ... per l'archivio ... ;-)

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  3. cari colleghi
    gobbo s'è fatto aspettare stavolta ma ha piazzato un colpo da maestro come
    solo lui sa fare
    son contento che vi sia piaciuto fanny che è senz'altro il libro erotico più bello che abbia mai letto

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