Il pueblo perduto

Quando nell'inverno del 1888 la mandria del fratelli Wetherill fu dispersa da una tormenta di neve, si aprì una insperata pagina per l'archeologia mondiale del tutto casualmente. Ovvero quando Richard, uno dei fratelli proprietari, addentratosi alla ricerca dei suoi manzi all'interno del canyon della Mesa Verde con grande stupore scoprì una enorme grotta naturale contenente una fantastica città morta di ben duecento stanze con torri, pozzi e cavità circolari. Abbandonata da tempo dai misteriosi Anasazi, che i Navajos chiamavano "antichi" in quanto già presenti quando il popolo Apache si trasferì dal freddo nord dell' Athapasca, essa conteneva numerosi oggetti d'uso quotidiano ma dei suoi abitanti nessuna traccia. Ecco perchè sempre i Navajos chiamavano il luogo "Terra degli Spiriti". Fin qui la storia a grandi linee a far da preambolo a questo stupendo numero 7 del giugno 1994 disegnato da Giovanni Ticci su testi del solito Claudio Nizzi.
E' notte fonda quando un gruppo di tagliagole con un rinnegato apache come guida, irrompe in un pacifico villaggio Papago nei pressi del Gila River al confine col Messico. Lo scopo è quello di rapire il vecchio sciamano Tumako e nella concitata azione che segue quattro indiani vengono uccisi e altri tre feriti tra cui la vecchia sorella, mentre la giovane nipote Malapay viene anch'essa rapita. I nostri di passaggio a Fort Williams vengono avvertiti della faccenda e incaricati di occuparsi del caso. Vista la giovane età della ragazza pensano subito di trovarsi di fronte all'ennesimo tentativo di vendere giovani donne indiane nei vicini bordelli messicani, ma l'agente governativo per la Riserva Papago li mette dell'avviso che il vecchio aveva ricevuto giorni prima la visita di uno strano personaggio che si era presentato come il Professor Montoya. Tex allora si reca al villaggio Papago e dalla vecchia febbricitante e sofferente, apprende che suo fratello aveva cercato di dissuadere l'uomo con "i vetri davanti agli occhi" dal cercare il "pueblo perdido" perchè luogo protetto dagli spiriti. E così Tex si fa un quadro abbastanza preciso dei fatti e cerca il fantomatico professore con la consapevolezza di trovarsi di fronte a "una storia che puzza". E per Carson come al solito "puzza di crisantemi" quando i due vengono fatti oggetto di nutriti colpi di carabina nei pressi di un ammasso roccioso verso il quale portavano delle tracce. I nostri con la consueta dose di coraggio riescono ad avere la meglio sul terzetto di tangheri e sono sulla pista giusta. Infatti costoro tenevano prigioniera la giovane e il vecchio che nel frattempo era morto. Tex rinviene su di lui una croce d'oro e chiede alla nipote se avesse per caso abbracciato la religione dei bianchi oltre al fatto che tale oggetto è di enorme valore. La giovane gli rivela che lui la possedeva da molti anni, fin da quando era il custode del sacro tesoro degli sciamani dai mantelli neri.
La frase alquanto sibillina sprona Tex sulle tracce del resto della banda, che messa dell'avviso che i "due cagnacci ranger" sono alle calcagna cerca di accopparli tendendo loro un agguato con sei uomini. I nostri non si fanno sorprendere e dall'ultimo rimasto in vita vengono a sapere che il professore Montoya è in realtà uno studioso in possesso di una vecchia mappa che dovrebbe condurre al pueblo e della cui bontà ne hanno avuto conferma dal vecchio indiano prima di morire, ma che il professore non sa che si è messo con gente che lui crede esperta del territorio ma che nella realtà conta di mettere le mani sul tesoro ed ammazzarlo una volta completato il piano. Infatti poco dopo seguendo sempre le tracce della banda che ormai conta solo cinque uomini i nostri rinvengono lo sventurato professore, legato a terra e con le palpebre tagliate di modo che il sole lo rendesse cieco. Comprendono subito che è un lavoro del rinnegato Lobo e il poveretto ha solo il tempo di maledirli e vaneggiare di un tesoro dei Gesuiti che è là da più di cento anni. La mappa gli è stata sottratta ma ormai la meta è vicina e noi nel frattempo veniamo a conoscenza, durante l'ultimo bivacco della banda, della storia del tesoro fatta da un collaboratore di Montoya che lo aveva poi tradito consigliandogli gli uomini sbagliati. I Gesuiti possedevano terre, ranches e miniere che sfruttavano con mano d'opera indiana e quando ricevettero l'ordine di chiuderle e consegnare tutto il minerale al governo, non accettarono completamente la richiesta e anzi ne sigillarono alcune e nascosero parte del tesoro in luoghi inaccessibili e lontani dalla civiltà. Nel pueblo deve trovarsi una quantità enorme di oggetti sacri, croci, calici, incensori, candelabri e quant'altro finemente cesellati e di inestimabile valore, dato che i Gesuiti erano anche abili fonditori.
Quello che non sanno è che nel posto, negli anni, si è sempre succeduto un custode che ha tramandato la tradizione fino ai giorni nostri. Giunti alla Mesa Dorada e davanti all'ingresso del labirinto di pietra che cela ancora il pueblo, vengono alle mani col traditore del professore che pretende almeno un quarto dell'oro tutto per lui col risultato di finire ammazzato. Il colpo di pistola mette in allerta un vecchio indiano appollaiato sulle costruzioni più alte del pueblo e gli avvoltoi guidano Tex al corpo del morto. Ne restano quattro e la sera stessa, Lobo, il rinnegato, avverte i suoi che "dalla mesa scende il freddo vento della morte", e a nulla valgono gli sforzi dei suoi di trattenerlo e in preda ad allucinazione si avventura nel buio canyon. Alle prime luci dell'alba, il suo coltello a terra e tracce di sangue fanno intendere la fine alla quale è andato incontro e attraverso lo stretto canyon, i tre rimasti raggiungono finalmente il pueblo.
In fondo a un pozzo rinvengono il corpo senza vita di Lobo in un groviglio di serpenti a sonagli e senza timore il terzetto "ripulisce" il fondo e scende con una scala. Sfonda un finto muro e si ritrova in uno stretto cunicolo dove trova la morte uno di loro caduto in una trappola e trafitto da punte. Gli ultimi due trovano diverse casse del tesoro ma la scala per risalire non c'è più; Naika, figlio di Tumako, il nuovo custode, l'ha tolta ma non ha fatto i conti con la dinamite che i banditi si son portati dietro. Un candelotto fa saltare il pozzo e i due risalgono scalando le macerie, e mentre "un grande buio è sceso sugli occhi di Naika", costui fa appena in tempo a raccontare gli ultimi eventi ai nostri nel frattempo sopraggiunti.
Subito dopo è inevitabile il regolamento dei conti che nella sparatoria vede un colpo di Tex colpire proprio un candelotto che il capobanda portava addosso. L'esplosione sigilla il pueblo per sempre facendolo crollare e nessuno saprà mai come sono andate le cose se non leggerà questo entusiasmante Texone nr. 7

Commenti

  1. Non vorrei sbagliarmi ma questo ce l'ho :)

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  2. e allora "svoricchialo"!!**
    ;-))

    ** = "sfoglialo"

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  3. mi pare che questa storia sia anche nei tex normali

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  4. bestemmia!

    i texoni contengono solo storie inedite realizzate apposta per il grande formato....

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  5. Disegni del maestro Ticci.
    Un opera storica.
    Da avere e ammirare vignetta per vignetta.

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  6. per quanto riguarda il tex appena uscito di Garcia Sejias...

    è una storia pronta da anni, ma Sergio Bonelli non la volle mai pubblicare perchè riteneva le donnine al suo interno troppo provocanti.

    Infatti lo stile assai caricaturale di Sejias mal si sposò con le esigenze di Tex e dei suoi fedeli lettori...

    ma vedo con amarezza che chi ha preso lo scettro di Sergione se ne strafotte delle indicazioni del decano prematuramente scomparso....

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  7. la cosa mi incuriosisce e intriga non poco e non vedo l'ora di leggerlo nel fine settimana .. per ora mi limito a guardare ammirato la copertina ogni volta che passo vicino al tavolo dove l'ho riposto ...

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