Altamente Esplosivo. di J.R. Lansdale


Per chi vuole avvicinarsi a questo scrittore straordinario, consiglio questa raccolta di racconti, che come il titolo dice, sono ALTAMENTI ESPLOSIVI. Dieci racconti scelti dall'autore, ed inediti per l'Italia, per i suoi lettori italiani, come ci spiega, egli stesso, nell'introduzione al volume e dove ci svela il suo amore per il racconto più che per il romanzo stesso.

I dieci racconti scelti rappresentano al meglio i suoi generi letterari: il grottesco, l'horror, il pulp, il visionario, il mistico, il realismo estremo, l'humor nero.

Dieci pugni nello stomaco, da questo Texano (del Texas orientale come ama definirsi) che ama stupire e stupirsi. I suoi libri sono dei tornado che vi trascinano via, in luoghi e spazi tipici della frontiera americana e non a caso, i tornado sono spesso presenti nelle sue opere.


Se volete saperne di più su di lui: www.joerlansdale.com e www.bellmojo.com



Estratto dal sito di Fanucci Editore (www.fanucci.it):

Appuntamento al drive-in (da Altamente Esplosivo)
C’era poca gente in coda, quella sera, davanti allo Star-lite Drive-In. Un tipico lunedì, insomma. Dave e Merle comprarono il biglietto alla cassa, e Dave andò a sistemare la Ford proprio quasi sotto lo schermo, cercando di tenersi il più lontano possibile dalle altre macchine, che comunque non erano molte. La prima sulla sinistra era a quattro altoparlanti di distanza; la prima sulla destra, a sei.
«Mi piace mettermi così vicino,» disse Dave «così sembra tutto ancora più grande. Non è che ti dà fastidio, eh?»
«Me lo chiedi ogni volta» disse Merle. «E mai prima di entrare, solo quando hai già parcheggiato.»
«Se non ti piace, possiamo spostarci.»
«No, va bene. Sto solo dicendo che non te ne frega niente se mi piace o no. Me lo chiedi tanto così per fare.»
«Comportarsi da persona educata mica è un crimine.»
«No di certo, a patto di esserne convinto.»
«Ti ho detto che possiamo spostarci.»
«Ma no, cazzo, resta pure qui. Dico solo che se mi chiedi cos’è che mi piace o no, cerca almeno di essere sincero.»
«Ma com’è che sei così stronzo, stasera? Ti ha morso una tarantola? Pensavo che venire a vedere un film di mostri ti tirasse un po’ su.»
«Guarda che è a te che piacciono, altrimenti mica ci venivi. Mica l’hai fatto per me, quindi vedi di non rigirare la frittata. Io non ci credo ai mostri, quindi come vuoi che
mi diverta con questa roba? A me piacciono le situazioni reali. Film polizieschi. Cose così.»
«Certo, Merle, che di farti contento non c’è proprio verso. Va be’, vedrai che quando abbassano le luci ti passa tutto. Aspetta che cominci il film, così andiamo a prendere la nostra amichetta.»
«Non lo so mica se ’sta cosa mi fa stare meglio.»
«Cos’è, non ti piace più la topa?»
«Occhio a come parli. Non ho detto questo. Lo sai che mi piace la topa. Altroché.»
«Ehi, ehi. Permalosi, eh? Sembra che stai cercando di convincermi. Magari sei passato ai buchi del culo.»
«Porca puttana, non cominciare coi buchi del culo, adesso.»
Dave si mise a ridere, accese una sigaretta e se la infilò tra le labbra. «Guarda che lo so che quella sera gliel’hai ficcato nel culo, a quella tipa.» Allungò una mano e batté sullo specchietto. «Ti ho visto da qui.»
«Non hai visto proprio un bel niente» disse Merle.
«Ti ho visto che glielo schiantavi nel culo. Eccome.»
«Ma perché cazzo te ne stai a guardare, eh? Non ti basta quel che fai per conto tuo? Devi anche ficcare il naso in quel che fanno gli altri?»
«Guardare non mi dispiace.»
«Be’, certo, ci scommetto. Sei come uno di quei depravati di merda.»
Dave mollò una risatina sarcastica, fece scattare l’accendino e lo accostò alla sigaretta. Le luci del piazzale si spensero, così come quelle in cima allo schermo del drive-in. Dave tirò giù il finestrino e avvicinò l’altoparlante, agganciandolo alla portiera. Poi si schiacciò sul collo una zanzara.
«Questione di poco» disse.
«Mica lo so se ne ho voglia, stasera.»
«Se non ti piace il primo spettacolo, c’è il secondo che è una sorta di giallo. Magari è tipo un film di sbirri.»
«Non parlavo dei film.»
«Ah, dicevi la ragazza?»
«Già. Mi sento strano.»
Dave rimase per qualche istante a fumare. «Merle, lo so che è un argomento delicato, ma se hai avuto dei problemi con il tuo affare, sai com’è, sono cose che capitano.Lasciatelo dire. È successo anche a me. Una volta.»
«Non ce li ho, dei problemi con l’uccello, capito?»
«Non c’è mica da vergognarsi, sai? Agli uomini capita, di tanto in tanto.»
«Il mio coso sta benissimo. Funziona. Nessun problema.»
«Allora che cazzo hai?»
«Ma che ne so. Una sensazione. Mi sembra di passare un momento tipo... Boh, crisi di mezza età o qualcosa del genere.»
«Sensazione, eh? Ascolta, quando quella tipa te la trovi bella sdraiata sul sedile posteriore, vedrai che ti passa tutto, crisi o non crisi. Cazzo, spaccale pure il culo, se credi. Non me ne frega un accidente.»
«Non ricominciare.»
«E chi ricomincia? Ti sto solo dicendo che se hai voglia di culo, di orecchio, anche di una cazzo di narice, affari tuoi. Io, per me, rimango sul buco giusto.»
«Cosa credi, che non so riconoscere un commento maligno, quando lo fai?»
«Spero proprio di sì, altrimenti che lo direi a fare? Se non te ne accorgi, passa tutto il divertimento.» Dave si sporse a mollargli una pacca scherzosa sul braccio. «Su con la vita, amico. Vediamoci un film, troviamoci un po’ di topa. Ascolta, vuoi che vada a prendere un po’di popcorn eccetera? Magari ti fa sentire meglio. No?»
Merle esitò. «Può essere.»
«Torno tra un attimo.»
Dave scese dalla macchina.
Tornò dopo un quarto d’ora. Aveva in mano una scatola di cartone con due sacchetti di pop-corn e due bicchieroni di qualche bibita. Posò la scatola sul tettuccio della macchina, aprì la portiera, riprese la scatola e scivolò all’interno. Poi sistemò il tutto nello spazio tra i sedili.
«Quanto ti devo?» disse Merle.
«Un bel niente. Fai tu il prossimo. Pensa quanto ci costerebbe ’sta faccenda, se dovessimo offrire da mangiare anche a lei.»
«Due o tre dollari. E allora? Ci manderebbe in rovina?»
«No, ma puoi comprarci la birra. Pensaci su.»
Merle si mise a pensarci su.
La luce del proiettore fece diventare lo schermo ancora più bianco; poi vi fu un bagliore e delle immagini presero ad agitarsi davanti ai loro occhi. Pubblicità del gestore. Film di imminente programmazione.
Dave prese un sacchetto di pop-corn e cominciò a mangiare. «Se ci penso, a quella tipa, mi diventa duro. Ma gliele hai viste le gambe?»
«Certo che gliele ho viste. Non distingui altro che le gambe, tu. L’unica cosa che ti interessa, in una donna, sono le gambe, e anche lì te ne frega il giusto. Avesse due monconi, ti andrebbe bene lo stesso.»
«Monconi? No di certo. Devono esserci i piedi, da una parte, e la topa dall’altra. Queste sono gambe. Ma quelle di ’sta tipa sono mica male, altroché. Cazzo, te ne sarai accorto anche tu, di come sono.»
«Me ne sono accorto sì. Cos’è, vuoi insinuare che sono un finocchio o roba del genere? Me ne sono accorto. E ho anche notato che ha una catenina alla caviglia destra e ha il 42 di scarpe. Mai visti dei piedi così grandi, su una donna, cazzo.»
«Ah, adesso si scoprono gli altarini. Volevi fissarci, con lei, eh?»
«Non mi sono mai piaciute, quelle coi piedi grandi. Magari hanno un bel fisico e tutto quanto, e poi gli guardi i piedi e ti trovi davanti a due zatteroni da idrovolante... Be’, insomma, sciupa tutto, una cosa del genere.»
«Non a lei. Ma l’hai vista, piedi o no? Ti sembra sciupata? E poi mica te li devi scopare, quei piedi. Oddio, magari tu ne saresti anche capace. Subito dopo il buco del culo.»
«Stai passando il segno, Dave. Guarda che lo stai passando davvero.»
«Scherzavo, amico. Su col morale. Sei sempre così musone... Non ce lo meritiamo un po’ di spasso, dopo una giornata a sfacchinare come negri?»
Merle sospirò. «Sempre a tirare in mezzo i negri. Non mi piace. Ti fa passare da ignorante. Will, per dire, lui è di colore e mi sta simpatico. Si è sempre comportato bene, con me. Un uomo del genere non merita di essere chiamato negro.»
«Quand’è giù in fabbrica si comporta come un agnellino, ma provaci un po’ ad andare a casa sua e chiedergli un prestito.»
«Mica voglio farmi prestare niente, da lui. Sto solo dicendo che ciascuno deve avere quello che si merita, e il colore della pelle non c’entra. ‘Negro’ è una brutta parola.»
«Cos’è, preferisci ‘scimmia’ Martin Lutero? ‘Muso di carbone’? ‘Mangiabanane’? A me sono sempre piaciuti ‘Bongo Bongo’ per esempio o ‘Mandingo’.»
«Non c’è proprio verso di fare un discorso serio, con te, eh?»
«Cazzo, se ti piacciono così tanto, i negri, la prossima volta fissiamo con una negra. Merda, io me la scopereipure, sai? È tutta rosa, dentro, mica come si sente dire in giro.»
«Tu sei soltanto un fanatico, altroché.»
«Cos’è che vuol dire? Che non me la faccio coi mangia-banane? Se vuol dire questo, allora sì, hai proprio ragione.» Dave fece volare il mozzicone dal finestrino. «Devi imparare a stare su di morale, Merle. Altrimenti ci resti secco. Prendi mio zio, lui se ne stava sempre col muso dalla mattina alla sera. Gli è andato in fiamme il colon, con tutta quella tensione. Com’è che lo chiamano? Irritabile? Insomma, quel colon l’ha fatto gonfiare come un pallone, mio zio, che neanche riusciva più a infilarsi i calzoni. Gli è toccato prenderne di elasticizzati, quelli che ci si va a correre, altrimenti gli toccava girare in mutande. Poi la cosa è peggiorata ancora e l’hanno dovuto operare. Se n’è pentito, sai, di aver passato tutta la vita col giramento di coglioni. Gli ha portato soltanto dei guai. E mica ha vissuto meglio, con tutto quel malumore. Abita ancora nel solito appartamento di prima, col fatto che adesso è così malato che non può più lavorare. Ma tra poco lo buttano fuori, t’immagini, un uomo di sessant’anni? Ha perso il lavoro, la moglie – be’, in questo caso ha fatto un affare, spero lo capisca – e adesso è costretto a fare qualche stronzatina qua e là per arrivare alla fine del mese. Tipo dover salire sul camion che passa a prendere i braccianti, i giornalieri, con tutti quegli sbronzoni e i negri... Ah, scusami. Afroamericani. Persone di colore. Fa’ un po’ tu.
«Prima di tutte ’ste preoccupazioni per nulla, era uno che aveva anche messo dei bei soldi da parte, che tra un po’ gli bastavano per comprarsi un ettaro di terra e una bella casa mobile, di quelle grandi.»
«Avevo in mente di comprarmela anch’io, ma ’sta cosa sì che mi dava pensiero. Quelle vecchie roulotte non valgono un beato cazzo. Se arriva un tornado, ma basta anche un bel vento forte, quelle cacate le ritrovi in fondo al Golfo del Messico in compagnia di tutte le altre. Un tornado le spazza via tutte quante, roulotte o case mobili, grandi o piccole.»
Dave scosse il capo. «Certo che salti proprio da una cosa all’altra, eh? Lo so bene di cos’è capace un tornado. Non ci mette nulla, a portarsi via anche una casa. Tua o di qualcun altro, non importa. E non sto parlando di case mobili, adesso. Parlo della tua vita. Meglio che ci stai attento. Hai quarant’anni, cazzo. Ne hai già consumata mezza... Lo so che non è una cosa piacevole da dire, ma questo è quanto. Ormai mi è scappata. I prossimi sono quaranta anche per me, quindi non è che voglio tirarti addosso il malocchio. Tocca a tutti, affrontare ’sta faccenda.
Scollinare. Prima di tirare le cuoia, mi piacerebbe guardarmi indietro e vedere che comunque me la sono spassata. Sono le piccole cose, quelle che contano. Io voglio godermela, mica schiattare dalle preoccupazioni. Mi hai sentito, Merle?»
«E come facevo a non sentirti? Ci siamo solo noi, qua dentro.»
«Ascolta. Per quanto lavoriamo, ci meritiamo anche un po’di relax. Sfogati pure tu, per primo, così ti passano un po’ di nervi.»
«Be’...»
«Forza, andiamo.»
«Va bene... Una cosa, però.»
«Che c’è?»
«Piantala con quella faccenda del buco del culo, va bene? Te lo dico in amicizia, Dave, basta con quelle battute.»
«Se ti dà tutto ’sto fastidio, okay. Affare fatto.»
Merle scavalcò il sedile e si inginocchiò sul pavimento della macchina. Afferrò il sedile posteriore e si mise a tirare. Era di quelli pieghevoli, che facevano perno su un cardine, e si abbassò subito. Merle salì sopra lo schienale ribaltato e si chinò a guardare nel bagagliaio adesso in bella vista. Il volto della ragazza era girato verso di lui, con metà guancia nascosta dalla ruota di scorta. Sul naso aveva una macchia di lubrificante.
«Era meglio se ci mettevamo una coperta, qua dietro» disse Merle. «Per avvolgercela dentro. Non mi piacciono, sporche.»
«Guarda che ha le mutande» rispose Dave. «Basta che gliele togli. La parte che conta davvero non è sporca.»
«È sempre sporca, invece, Tra il piscio e il sangue, esce tutto di lì. Cazzo, senti che caldo che fa, là dentro. Sta già cominciando a puzzare.»
«Piantala con le stronzate.» Dave si voltò a guardare Merle. «Sei proprio incontentabile, lo sai? Non puzza, punto e basta. Neanche se l’è fatta addosso, quando è schiattata. Ed è morta da troppo poco tempo per puzzare già, lo sai perfettamente. Smettila di fare sempre il bastian contrario.» Dave gli dette le spalle, tirò fuori una sigaretta dal pacchetto e la accese.
«Soffia via il fumo dal finestrino, e che cazzo» disse Merle. «Lo sai che mi tira fuori tutte le allergie.»
Dave scosse il capo e soffiò il fumo dal finestrino, per poi alzare il volume dell’altoparlante. Annunci e pubblicità erano terminati. Il film stava per iniziare.
«Ed evita anche di guardarmi» disse Merle.
Poi fece rotolare la donna fuori dal bagagliaio, spingendola sul sedile, sul pavimento e infine raddrizzandola contro di sé. Rimise lo schienale al suo posto, afferrò la donna e la sollevò per metterla seduta. Infine le alzò la Tshirt sui seni, e si mise ad accarezzarli. Erano grossi e sodi, oltre che freddi e gommosi. Le sbottonò i calzoncini, glieli calò sulle scarpe fino a sfilarli e le strappò le mutandine su un fianco. Le spinse una gamba sul pavimento e le afferrò i fianchi per abbassarle un po’il culo, così da farle raggiungere la posizione che più gli piaceva. Soltanto allora si sbottonò i jeans, calandoseli assieme ai boxer, e le montò sopra.
Dave lanciò un’occhiata allo specchietto e scorse il culo di Merle che si dimenava. Con un sorrisetto, tirò una boccata. Dopo un po’, decise di concentrarsi sul film.
A cose fatte, Merle si mise a guardare gli occhi senza vita della donna. Al buio, non riusciva a scorgerne il colore, ma gli parevano azzurri. Che fosse bionda, se n’era accorto.
«Com’è andata?» chiede Dave.
«Una passera come tante, ecco cosa. Passami la torcia.»
Dave si sporse a prendere la torcia dal cassettino del cruscotto e gliela allungò da sopra il sedile. Merle la prese, la avvicinò al volto della donna e la accese.
«Ha gli occhi azzurri» disse.
«Me n’ero già accorto quando l’abbiamo acchiappata» disse Dave. «Ho pensato che ti sarebbe piaciuta, vista la tua fissa per gli occhi azzurri.»
....

Commenti

  1. mi fate capire come fate a trovare questi autori?

    li conoscete?

    siete esperti?

    o andate a culo?

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  2. joe lansdale l'ho conosciuto per caso, prima leggendo un urania quindici anni fa "La notte al drive - in"....

    poi acquistando un altro romanzetto in edicola, un giallo mondadori, dal titolo "sotto gli occhi dell'alligatore", bellissimo, poi ristampato come "In fondo alla palude" da fanucci...

    e poi ti accorgi che è una scrittura che ti fa venire i brividi in senso positivo, e vai in ibreria e scopri quei due mattacchioni di hap e leonard.. e scopri tramonto e polvere, atto d'amore, freddo a luglio, maneggiare con cura...

    e poi lo consigli agli amici, ma solo agli amici veri... quelli che c'è cameratismo e amicizia virile, e lansdale tramite i suoi cazzo di minkioni di personaggi, perchè son tutti minkioni doc, ti unisce...

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  3. doveroso il commento dell'amico minkione, nonchè socio di minkiate, U Carcamagnu ... fu lui a consigliarmelo ... sapendo anche della mia ammirazione per Ammaniti ... e da allora, il primo fu "Il Mambo degli Orsi", quando entro in libreria esco sempre con un libro di Lansdale ... ne ho già letti un bel po' e devo dire che "Tramonto e Polvere" è quello che più mi ha colpito, forse perchè è quello in cui si mescolano meglio i suoi generi ...

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  4. fischia!!
    un commento del carcamagno è grasso che cola .. qui siamo ai livelli del divino otelma

    RispondiElimina

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