Dago - Odio fraterno


Su testi di Ricardo Ferrari e disegni del grande Sergio Ibanez si sviluppa questa bella storia che vede protagonista Dago nel numero 11 dello scorso Novembre. Contattato dal suo amico Miguel, un nobile veneziano, per cercare di porre fine ai continui attacchi dei pirati che la sua flotta mercantile subisce nella rotta verso la Spagna, Dago si presta ben volentieri subito dopo aver dato il suo prezioso contributo per domare un incendio. Per l'impresa Miguel ha fatto costruire una possente Galeazza negli arsenali della Serenissima più somigliante a una fortezza galleggiante che a una nave da guerra. Essa infatti dispone di una rivoluzionaria torre di prua munita di cannoni che le consente l'ingaggio e il tiro ben prima di trovarsi di fianco all'avversaria. Sulle prime si ritiene che gli attacchi vengano portati dai pirati mussulmani di Algeri, e il fatto che si ritrovano solo navi senza le merci e con tutto l'equipaggio orrendamente mutilato, sembra avvalorare questa tesi. Ma ben presto Dago, indagando anche presso villaggi costieri di poveri pescatori, scopre la tremenda verità: è il fratello gemello di Miguel, Niccolò, che sta organizzando il tutto. E durante un attacco in grande stile la verità verrà tragicamente a galla .. mentre tutto intorno .. affonda. Dago e Miguel riescono a vincere grazie al provvidenziale ultimo tentativo di respingere le forze avversarie che vede Dago ordinare di liberare i rematori promettendo loro la libertà in caso di vittoria. Tra essi l'erculeo Rodrigo, sopravvissuto ad anni di schiavitù e forgiato nel fisico e nel carattere, si segnalerà come eroe della provvidenza e redento finalmente a vivere libero. Niccolò moribondo farà appena in tempo a vomitare sul fratello tutto il suo odio di secondogenito cresciuto nella sua ombra gloriosa di erede e mano destra paterna. Buoni i disegni e qualche errore qua e là nei testi con un uso sbagliato del futuro in luogo del condizionale, frutto forse della fretta o della non perfetta conoscenza della nostra lingua da parte del Ferrari che a dispetto del nome è argentino, nativo di Buenos Aires dove i nostri emigranti molto colpevolmente hanno dimenticato la lingua dei padri. Dedicato a un amico che non farà fatica a riconoscervisi.

Commenti

  1. Gracias, amigo, recién ahora pude ver este comentario. Te cuento que para mí es un placer y un gran honor dibujar las historias de nuestro querido veneciano.

    Un fuerte abrazo para vos y los lectores,
    Felicidades,
    Sergio.

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